Cartoline dal Tabernario. "Metti una sera al Tabernario"

Questa Cartolina dal Tabernario arriva dritta dritta dalla penna di un giovane scrittore sondriese: Matteo Giordano. Uno di quei "cervelli in fuga" freschi di rientro dopo 8 anni trascorsi nella bellissima Londra. Matteo Giordano oltre ad avere "il tasto con il proprio nome sulla cassa del Tabernario e lo scontrino personalizzato" ha appena pubblicato anche il suo secondo romanzo "Il Vangelo secondo Paolo" edito dalla casa editrice Le Mezzelane. Il 3 novembre è uscito l'Ebook mentre il 26 uscirà il cartaceo. Secondo voi in Valle dove si terrà la prima presentazione? 

“Ciao caro, per mangiare?” Il tipo sbraccia indicando la sala e il bancone come se fosse il re della situa, un habituè, oppure uno come me che ha il tasto col proprio nome sulla cassa e lo scontrino personalizzato. Invece non credo di averlo mai visto, e a giudicare dall’espressione, nemmeno Cacho. "Mi posso sedere al banco?" Dice mentre di fatto si è già arrampicato sullo sgabello. "Accomodati," Cacho sorridendo gli passa il menù che stasera è una bomba: ci sono i pici di ricotta al sugo con pesce di lago e il baccalà mantecato, tra le altre cose. Il martedì il Tab è sempre tranquillo, anche se qualcuno direbbe vuoto, ma a Sondrio i due concetti rappresentano i differenti punti di vista all’interno del medesimo bicchiere mezzo pieno (o in questo caso mezzo vuoto).  Ma a me piace di più quando è così: finire di lavorare e sedersi al bancone a bere una birra artigianale anche da soli, anche in silenzio, ti lava via gli scazzi di un’intera giornata. Certo, poi il più delle volte la birra diventano due o tre, anche perché dopo l’ultima che ordino c’è sempre l’ultima insieme senza la quale Cacho non mi lascia andare a casa, anche se ho promesso di non fare tardi per cena (ma dai continui trilli su Whatsapp capisco che anche stasera sono lungo, lunghissimo), come lo sbadiglio del tipo che ha posato subito il menu; si guarda in giro, si gratta il mento e gioca con lo smartphone in mano.  Forse si è spazientito, Cacho sta disquisendo con me sul fatto che la nazionale guidata da Mancini non stia rendendo a dovere anche se i nomi per fare bene ci sarebbero: "Bernardeschi, Chiesa, Pellegrini... Da bere cosa ti porto?" Con un dribbling a rientrare alla Suso, Cacho è passato da me all’altro lato del bancone dove siede il tipo. "Ehm, assaggio un rosso di Valtellina …" Cacho rimane qualche secondo in attesa col blocchetto pronto: con tutti quei piatti bomba sul menu c’è solo l’imbarazzo della scelta. Eppure il tipo adesso esita: "Va bene così per ora."  Strano, sembrava così tanto affamato, e in effetti poco dopo si avventa subito sulla focaccia ripiena che Cacho gli porta col calice. "Salute." Il tipo risponde con un timido sorriso, Cacho finisce di spinare la mia ultima insieme, una Santa’Ambroeus e la sua American Girl e poi torniamo a parlare della posizione in campo di Bernardeschi. Stasera ho fatto un’eccezione, scegliendo una birra che conosco bene, anche se il modo migliore per godersi la serata al Tab è farsi guidare da Cacho alla scoperta di birrifici poco conosciuti e produttori tedeschi scoperti durante una delle sue scorribande in Baviera. L’iPhone in tasca mi pizzica con un altro messaggio, ma tanto ormai sono in ritardo, la mia Santa è ancora piena mentre l’altra che ho a casa probabilmente sta perdendo la pazienza.  "Quanto ti devo, scusa?" Intanto il tipo dall’altra parte del bancone è scattato, si è rimesso la giacca e sta già col portafoglio in mano, fremente, davanti alla cassa. O deve scappare di corsa in bagno oppure non ha capito nulla del Tab, della sua atmosfera, di che cosa significa mangiare un piatto qua, di che tipo di esperienza sia, molto più vicina al concetto di cucina di quanto pensi la maggior parte della gente che con questa parola si riempie la bocca invece di farlo con una forchettata di buon cibo. Il tipo, come se niente fosse, paga il calice e scappa al passo del coyote, molto meno sborone di quando è entrato.  Chissà, forse si aspettava piatti tipici, combo calice e cibo infinito, la quantità a buon mercato nascosta dietro la bella faccia della qualità. Un all you can eat del territorio. Invece, dietro la bella faccia, al Tab, c’è il resto che una volta che lo scopri è ancora meglio. Mi giro verso la lavagna con i piatti del giorno: c’è anche la Carbonara di lago e io, a differenza del tipo che probabilmente avrà virato su una pizza kebab, non posso farmela scappare. Tanto ormai sono fuori tempo massimo per la cena.

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