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Che l'idea di pizza in circolazione oggi non sia più la stessa di una ventina di anni fa è sotto gli occhi, anzi sotto i palati, di tutti.

La pizza a cui eravamo abituati, un disco di pasta lievitata spesso di scarsa qualità e del tutto priva di personalità condita con ingredienti spesso altrettanto scarsi, era l'emblema italiano del fast food.

Oggi invece, una nuova e ultramigliorata visione del cibo rimodulata più sulla qualità che sulla quantità, ha spedito la pizza al capo opposto del fast food, che in questo caso non è lo slow food come potrebbero pensare i nostri lettori più attenti, ma tutto ciò che sta intorno all'attributo gourmet, che può voler dire tutto e niente, soprattutto se viene utilizzato, se non a sproposito, almeno senza conferirgli un pieno significato. Come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti.

Vero è che mai tirarsi indietro quando ogni occasione è quella giusta per bere una birra, soprattutto una birra come si deve. Vero anche che molto spesso le occasioni per lasciarsi andare a questa e altre pratiche più o meno salutari per spirito e corpo sono dettate più dal caledarario social e dalle mode che non dalla effettiva voglia e ispirazione momentanea di celebrare un momento di convivio alcolico.

Benedetta polemica


Le polemica in Italia, o meglio un certo tipo di polemica, quella che una volta si sviluppava nei bar e oggi fra i commenti sotto ai post dei social network, si sa, è un passatempo che non va mai fuori moda ma si ricicla, reinventa, trova nuove forme per esprimersi, tanto che si ha quasi l’impressione che sia sempre un passo avanti a noi, pronta a scatenarsi quando meno ce l’aspettiamo.
Calcio, ovviamente, nell’ultimo anno la geopolitica, prima ancora le malattie infettive, il Festival di Sanremo, la politica e, più di ogni altra cosa, la cucina: come si dice in questi casi, non accettiamo lezioni da nessuno!

Il Mezcal merita maggiore attenzione e cura da parte di chi lo sorseggia e da parte di chi lo serve. Spesso infatti questo distillato viene bevuto distrattamente, magari per darsi un tono esotico o per impressionare la ragazza di turno con la solita vecchia storia del verme nella bottiglia (falsa!), ma ci arriveremo.

Nel corso degli anni il nostro approccio ai distillati, almeno a partire dagli anni ottanta, è stato frenetico, da tutto e subito, un consumo sbilanciato verso la quantità a discapito della qualità. Pensate a tutti quei cocktail preparati male con ingredienti ancora peggiori o a quegli shot con sale e limone in discoteca, che tanto dopo un certa ora chi li distingue più i sapori. Solo negli ultimi tempi le cose stanno iniziando a cambiare, e anche per quanto riguarda i superalcolici (per il gin per esempio ne parlammo qui) così come per la birra e il vino si sta puntando sempre più con decisione verso un consumo consapevole, bere meno ma sapere cosa si sta bevendo e riconoscere la qualità del prodotto per essere in grado di assaporarlo meglio.

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