One night in Copacabana

L’anno prossimo vado a letto alle dieci. Se non avete mai visto il film andate a ripescarlo perché ci sono almeno cinque scene culto, e se non avete mai provato ad andare a letto alle dieci a capodanno nonostante l’abbiate minacciato ogni dicembre, forse è arrivato il momento di provarla questa ebbrezza finora solo ventilata: quella di risparmiarsi almeno per una volta i cotillon da veglione di Rai 1, lo zampone che magari nemmeno vi piace ma che va mangiato perché  insieme alle lenticchie porta soldi, i forzati propositi di fare gli auguri anche a quelli che vi stanno sullo stomaco, e l’amara constatazione che tutto ciò che avete procrastinato per l’anno nuovo (smettere qualche vizio, iscriversi in palestra, mettersi a dieta) è già qui, perché l’anno nuovo è già qui e tutti quanti lo stiamo aspettando con ansia immotivata. 

Sì, lo so, alla fine diciamo sempre così: la tentazione anche stavolta quando ci hanno aggiunto al gruppo Whatsapp di capodanno è stata quella di cancellarci prima ancora di venire sommersi da decine di messaggi al giorno, trattative che nemmeno il governo sul MES, e di urlarlo ai quattro venti che davvero quest’anno è quello buono per andare a letto alle dieci. Ma di nuovo siamo rimasti per vedere come andrà a finire, e se la solita idea fantastica della bobbata al chiaro di luna o della due giorni in una capitale europea nordica dove si muore di freddo e i locali costano cinque volte più del normale, si trasformerà nella classica cena casalinga fra amici dove ognuno prepara qualcosa, una serata alla quale tutti ci prestiamo con affanno e controvoglia e che finisce per trasformare quasi inaspettatamente un obbligo indigesto di festeggiare nell’occasione per stare con le persone che, stringi stringi, sono quelle con cui passi tutti i venerdì sera dell’anno. E se con loro ti diverti tutto l’anno un motivo ci deve essere, giusto? Perché a pensarci bene è proprio in ciò che abbiamo intorno e nelle persone che popolano tutti i 364 giorni prima del 31 dicembre, e che troppo spesso diamo per scontato, che possiamo scoprire insospettabili dosi di felicità. Penso queste cose da vecchio che ormai si addormenta alle nove e mezzo sul divano, mentre sento le voci eccitate di quattro ragazzini al tavolino di fondo del Coco che stanno progettando il capodanno più fotonico del mondo, bro, e mi dico che fra vent’anni saranno loro qua al mio posto, con la Gazzetta e uno Spritz Veneto mentre aspetto Cacho per fare la formazione del Fantacalcio, a filosofeggiare a proposito del tunnel del divertimento. La mia preoccupazione maggiore ai primi di dicembre è Quagliarella che non segna più, perché per una volta so esattamente cosa fare a capodanno, senza troppi sbattimenti e ansie: passerò l’ultima notte del 2019 a Copacabana, che per una volta non sta in Brasile ma in Via Zara; Infatti il Tabernario per l’occasione si metterà il vestito di lustrini e paiettess per una serata fusion in cui schakerare la filosofia dell’enoteca con cucina a quella del tropical bar grazie all’energia dei ragazzi del Coco che per tutta la notte faranno squadra con il team del Tabe per creare un mix esplosivo come la Ceviche sullo Gnocco fritto, portando un pizzico della loro anima latina; Flavio affiancherà Penna e Deggio in cucina mentre dietro al bancone, accanto al gin tonici del Maestro Cacho, ci saranno anche i miscelati a cura di Elena.  Insomma, ci sarà lo stesso clima di un house party, l’informalità, la libertà di condividere un piatto con gli amici mentre si beve un drink, e la sensazione di essere a casa ma senza lo sbattimento di dover lavare i bicchieri alla fine. Forse non ci spaccheremo come i ragazzini del tavolo in fondo (che tra l’altro sono lì da mezz’ora con un caffè mentre io che sto cercando il modo più delicato per dire a Cacho che forse Shone date le ultime prestazioni potremmo anche lasciarlo in panca, sto ordinando un’altro drink) ma come si dice, chi beve e mangia bene a capodanno, beve e mangia bene tutto l’anno e a giudicare  dai piatti che ho sbirciato sul menù e dagli esperimenti con Mezcal e frullatore che sono in corso, le possibilità di iniziare male l’anno nuovo sono davvero molto poche. Arriva Cacho e cerco di scoprire se davvero faranno quella famosa cheesecake alla Stout. Bocche cucite per ora, giusto così. Ordiniamo altri due Spritz Veneti e Shone finisce che lo schieriamo anche questa volta; c’è aria di neve e Via Quadrio è illuminata di luci come Las Vegas.  Her name is Lola, she was a showgirl… non so se è un caso ma la playlist Spotify in sottofondo sta passando Copacabana di Barry Manilow. Che bello, per una volta non vedo l’ora che sia capodanno (e anche che Quagliarella si metta a segnare).

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