Ma non chiamatelo Oktoberfest

Vero è che mai tirarsi indietro quando ogni occasione è quella giusta per bere una birra, soprattutto una birra come si deve. Vero anche che molto spesso le occasioni per lasciarsi andare a questa e altre pratiche più o meno salutari per spirito e corpo sono dettate più dal caledarario social e dalle mode che non dalla effettiva voglia e ispirazione momentanea di celebrare un momento di convivio alcolico.

È il caso di Halloween che da anni ha invaso con zucche, dolcetti e notti buie e tempestose di tradizione nordamericana, anche la nostra soliva (ormai anche a ottobre) penisola, ed è il caso dell'Oktoberfest, con i suoi boccali da un litro, i canti tradizionali bavaresi e le sbronze apocalittiche.

Ma se, volendo proprio affrontare un discorso di folklore e antropologia, la passione per certa letteratura gotica e tradizioni e leggende annesse può in parte giustificare la voglia di giocare a esorcizzare le nostre paure, nulla spiega, a nostro avviso, la smodata voglia di esportare in altri paesi che nulla hanno a che vedere con cultura e tradizioni della Baviera, quella che era nata un po' per caso come una grande festa di carattere regionale.

 

Viva gli sposi e svuotiamo le botti

In tutta la Baviera esisteva già da prima dell'Oktoberfest una lunga tradizione di feste dedicate che consentivano ai birrai locali di mettere in vendita le loro produzioni all'inizio della primavera, prima che iniziasse la nuova stagione della birra. Tuttavia non esisteva ancora un evento collettivo che radunasse tutti i birrifici e che potesse essere riconosciuto come una vera e propria celebrazione della birra bavarese. L'occasione da prendere al volo per organizzare un evento capace di generare grossi numeri capitò nel 1810, quando per celebrare le nozze dell'erede al trono di Baviera Ludovico I con la principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen vennero organizzati cinque giorni di festeggiamenti, ovviamente in ottobre, culminati con una corsa di cavalli poco fuori Monaco nell'area poi ribattezzata Theresienwiese, in onore della sposa, dove ancora oggi si tiene l'Oktoberfest. Il matrimonio reale fu l'occasione per chiamare a raccolta i birrai di tutta la Baviera che diedero fondo ai loro barili per dissetare tutto il popolo intervenuto per festeggiare e bere delle gran birrette.

La festa riscosse un immediato successo, che non passò inosservato al sovrano Massimiliano I, padre di Ludovico, che decise di replicarla anche negli anni successivi con l'obiettivo di sollevare e rafforzare il sentimento nazionalista e consolidare l'unità della Baviera.

Inutile dire che nel corso dei decenni l'Oktoberfest ha perso quasi del tutto le caratteristiche delle origini, diventando una delle feste più famose al mondo che richiama a Monaco milioni di persone ogni anno per immergersi nell'immaginario alcolico e magari un po' pacchiano della Baviera da cartolina, quella delle cameriere con dieci boccali in mano, o degli uomini con i costumi tipici.

Resta però il fatto che l'Oktoberfest è una celebrazione bavarese, strettamente legata al territorio in cui è nata e si svolge; va da sé che anche la birra che si consuma a fiumi sul prato del Theresienwiese deve quindi rispettare dei parametri bavaresamente vincolanti, dovendo essere birra prodotta solo in Baviera e con l'utilizzo di tre ingredienti: acqua, luppolo e orzo secondo la legge della purezza, la Reinheitsgebot.

Ecco perché ci viene da pensare se al di fuori della Baviera abbia senso celebrare un Oktoberfest, peraltro magari con ardite variazioni sul tema birraio, solo per il gusto di organizzare una festa della birra dandole un nome esotico ed evocativo.

 

Ma non chiamiamolo Oktoberfest

Ci siamo cascati anche noi in anni passati, forse ingenui nel pensare che bastasse dire Oktoberfest come fosse una formula magica, per farvi accorrere numerosi a bere birrette tedesche.

Vi avevamo sottovalutati, lo ammettiamo, ora sappiamo che in certi inganni del marketing non cascate più, che non vi frega niente di feste comandate, che anche per voi quello che conta è stare insieme, bere bene, divertirsi e condividere, una pala, o un momento di gioia con le persone del cuore.

Quindi non li chiameremo Oktorberfest, anzi non li chiameremo proprio, i prossimi venerdì (a partire dal 13 ottobre) durante i quali spacchermo di volta in volta delle botticelle speciali, non necessariamente bavaresi, ma degne di essere celebrate a bevute insieme.

La prima della serie sarà una edizione speciale per la millesima cotta della Montestella di Lambrate, e non poteva essere altrimenti.

Come si dice Oktoberfest in milanese?

Lasciamo perdere, va...

 

 

 

 

 

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