A San Martino ogni mosto diventa vino, recita un antico adagio che colloca intorno al giorno del santo, 11 novembre, il momento in cui il mosto termina la fermentazione e viene svinato.
A cavallo fra gli anni ’80 e ’90 questo proverbio era particolarmente in voga fra gli appassionati che attendevano con ansia la prima decade di novembre per assaggiare il Vino Novello.
Le tradizioni legate al giorno dei morti sono tantissime e diffuse in tutto il mondo, e anche se ormai Halloween è diventato l'ennesimo caso di egemonia culturale pop degli Stati Uniti, riti e usanze radicate nel tempo resistono ancora.
Una delle più affascinanti, misteriose e divertenti è El Día de los Muertos.
Settembre è già stato mese di vendemmia, anzi in alcune parti d’Italia la raccolta dell’uva è iniziata fin da agosto, se non ancora prima. Questa tendenza ad anticipare i tempi, dettata da un clima sempre più difficile da interpretare, è ormai una costante da qualche anno che sta obbligando i viticoltori a rivedere tempi e metodologie consolidate per realizzare il miglior vino possibile.
Al Tabernario, lo sapete, ci piace frequentare i due lati del bancone: siamo amanti entusiasti di vino, birre artigianali e tutto ciò che c'è intorno, non solo durante l'orario di lavoro ma anche (e forse ancora di più) quando possiamo vestire i panni del cliente. Avendo quindi l'opportunità di frequentare quasi ogni giorno i due lati della barricata, o meglio del bancone, ci troviamo spesso a fare i conti con un quesito che ci viene posto con regolarità e che a nostra volta ci troviamo a domandare: perché il vino al ristorante costa sempre di più?
Oggi proviamo a chiarirci le idee e a raccontarvi la nostra.